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MADAMA BUTTERFLY

FONDAZIONE TEATRO COMUNALE DI BOLOGNA

TEATRO DEL MAGGIO MUSICALE FIORENTINO

Directed by FABIO CERESA

Set designer GIADA ABIENDI

Costume designer MASSIMO CARLOTTO

"..ideato da una scenografa poco più che ventenne, ha girato l'Italia, soprattutto (ma non solo) nei teatri che hanno stagioni dedicate ai giovani cantanti: ricreato volta per volta da un regista diverso che doveva confrontarsi con lo spazio disadorno quindi stuzzicante dal punto di vista creativo.

Alte e grosse canne laccate in rosso legate a evocare la fragile casa giapponese (atto I), piantate qua e là a disegnare una sorta di labirinto-canneto (atto II) e un praticabile-isola affacciato sull'acqua che evoca un'estrema e impossibile zattera di salvezza (finale), formano il suggestivo e economico impianto di Giada Abiendi"

La repubblica.it

Ecco come si suicida una vera Butterfly

L'allestimento della Madama Butterfly di Giacomo Puccini in scena a Bologna ha una piccola ma edificante storia dietro. Nato per la Scuola dell'Opera di Bologna, ideato da una scenografa poco più che ventenne, ha girato l'Italia, soprattutto (ma non solo) nei teatri che hanno stagioni dedicate ai giovani cantanti: ricreato volta per volta da un regista diverso che doveva confrontarsi con lo spazio disadorno quindi stuzzicante dal punto di vista creativo.

Alte e grosse canne laccate in rosso legate a evocare la fragile casa giapponese (atto I), piantate qua e là a disegnare una sorta di labirinto-canneto (atto II) e un praticabile-isola affacciato sull'acqua che evoca un'estrema e impossibile zattera di salvezza (finale), formano il suggestivo e economico impianto di Giada Abiendi (costumi di Massimo Carlotto). 

La Repubblica - A.Fol.

Nel giardino abbandonato dell’anima - Madama Butterfly
"La scenografia di Giada Tiana Claudia Abiendi sottolinea questo senso di incomunicabilità e solitudine attraverso una struttura (la casa della protagonista) che assomiglia ad un tempietto giapponese circondato immaginariamente dell’acqua. Formata da canne di bambù laccate di rosso e circondata da passerelle, nel secondo atto la minuscola dimora si disgrega trasformandosi in un canneto incolto, una sorta di giardino abbandonato- come l’anima di Butterfly- per poi apparire scarnificata e spoglia nel terzo: struggente cornice per un suicidio che è conseguenza dell’ incomprensione tra due mondi.” 
                                                                                                                 
            Roberto Mori - L’opera

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